Pediatria ortopedica: come e quando intervenire su piede piatto nei bambini
- Marco Pozzolini

- 3 ago
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Il piede piatto nei bambini è una condizione molto comune, spesso fonte di preoccupazione per i genitori. Non sempre però rappresenta un problema reale: nella maggior parte dei casi si tratta di una condizione fisiologica, destinata a migliorare spontaneamente con la crescita.

Tuttavia, in alcune situazioni è necessario un monitoraggio ortopedico specialistico e, in rari casi, un trattamento chirurgico.
Il Dott. Marco Pozzolini, chirurgo ortopedico specializzato in ortopedia e traumatologia del piede, con una lunga esperienza anche in ambito pediatrico, aiuta a distinguere i casi che richiedono osservazione da quelli che meritano un intervento mirato.
Cos’è il piede piatto e come riconoscerlo
Il piede piatto è una condizione in cui l’arco plantare del piede risulta assente o poco sviluppato. Nei primi anni di vita è del tutto normale che i bambini presentino un appoggio completo del piede a terra.
Questo perché il sistema muscolo-scheletrico è ancora in fase di sviluppo e la presenza di un cuscinetto adiposo nella zona mediale del piede maschera la formazione dell’arco.
In genere, l’arco plantare inizia a delinearsi dopo i 4-5 anni e si sviluppa progressivamente fino ai 10 anni. In molti bambini, la condizione migliora spontaneamente.
Tuttavia, è importante fare attenzione ad alcuni segnali:
dolore al piede o alla caviglia durante o dopo l’attività fisica
affaticamento precoce nella camminata o nella corsa
usura irregolare delle scarpe, soprattutto sul lato interno
appoggio scorretto, con deviazione del tallone verso l’interno
difficoltà nel mantenere l’equilibrio o nella coordinazione motoria
Questi sintomi possono indicare la presenza di un piede piatto patologico e richiedono una valutazione ortopedica approfondita.
Diagnosi e valutazione specialistica
Per una diagnosi corretta, il Dott. Pozzolini esegue una visita ortopedica accurata, osservando il bambino in posizione eretta, durante la deambulazione e in punta di piedi.
Una delle manovre più utili è il “test dell’elevazione sul tallone”, che consente di distinguere tra piede piatto flessibile (fisiologico) e piede piatto rigido (patologico).
In alcuni casi, può essere utile eseguire esami strumentali come:
radiografie in carico per valutare l’angolazione delle ossa del piede
baropodometria per analizzare la distribuzione del carico plantare
risonanza magnetica o TAC nei casi più complessi o in presenza di sospetti di anomalie scheletriche
Il piede piatto può essere classificato in:
flessibile: il più comune nei bambini, solitamente non richiede trattamenti invasivi
rigido: più raro, può derivare da malformazioni ossee, fusioni tarsali o altre patologie congenite
Quando e come intervenire
Nel caso di piede piatto flessibile, asintomatico e con sviluppo muscolare nella norma, non è necessario alcun trattamento.
Spesso bastano controlli periodici e semplici accorgimenti come:
camminare scalzi su superfici irregolari per stimolare la muscolatura plantare
attività fisica regolare per rinforzare muscoli e legamenti
scarpe comode e flessibili, evitando calzature troppo rigide o con plantari prematuri
Se invece il bambino presenta dolore persistente, affaticamento, instabilità o deformità marcate, può essere indicato l’uso di:
plantari ortopedici su misura
fisioterapia mirata per rafforzare l’arco plantare
ginnastica propriocettiva e postura correttiva
Quando il trattamento conservativo non è sufficiente, e il piede piatto compromette la qualità della vita del bambino, si può valutare un intervento chirurgico.
Il Dott. Pozzolini, grazie alla sua specializzazione nelle tecniche mininvasive, propone soluzioni chirurgiche personalizzate, con l’obiettivo di correggere la biomeccanica del piede riducendo al minimo l’impatto sullo sviluppo scheletrico.
Tra le tecniche più utilizzate:
endortesi calcaneare
resezione delle coalizioni tarsali
osteotomie correttive
Tempi di recupero e follow-up
Il decorso post-operatorio nei bambini è in genere più rapido rispetto agli adulti, grazie alla plasticità dei tessuti e alla capacità rigenerativa dell’organismo in età evolutiva.
Dopo un intervento mininvasivo come l’endortesi, il bambino può tornare a camminare entro pochi giorni con apposita scarpa ortopedica, e riprendere l’attività sportiva in 4-6 settimane.
Durante il periodo di recupero, il Dott. Pozzolini fornisce indicazioni precise su:
esercizi da eseguire a casa
attività da evitare nelle prime settimane
tempi per il ritorno a scuola e allo sport
Il follow-up prevede controlli regolari per monitorare la correzione e lo sviluppo del piede, fino alla completa maturazione scheletrica.
Questo approccio multidisciplinare consente di garantire risultati stabili nel tempo e prevenire recidive.


