Medicina rigenerativa in ortopedia: quando le staminali evitano la protesi
- Marco Pozzolini

- 5 ott
- Tempo di lettura: 3 min
Dopo i 50 anni, i dolori articolari al piede e alla caviglia diventano sempre più comuni. Questi disturbi sono spesso dovuti all’artrosi, una patologia caratterizzata dal progressivo consumo della cartilagine che riveste e protegge le superfici articolari. Il risultato è un dolore cronico che limita i movimenti e peggiora la qualità della vita.

Per lungo tempo le opzioni terapeutiche si sono limitate a farmaci antinfiammatori, condroprotettori e infiltrazioni di acido ialuronico o plasma ricco di piastrine. Soluzioni utili per alleviare temporaneamente i sintomi, ma che non risolvono la causa del problema. Nei casi più gravi, la risposta è stata la chirurgia con impianto di protesi.
Oggi, la medicina rigenerativa e in particolare l’uso delle cellule staminali mesenchimali rappresentano una nuova frontiera capace di ridurre o ritardare il ricorso alla protesi.
Cellule staminali mesenchimali: una risorsa dalla natura del corpo
Le cellule staminali mesenchimali sono cellule multipotenti, cioè in grado di trasformarsi in diversi tipi di tessuti, incluso quello cartilagineo. Si trovano in grande quantità nel tessuto adiposo e possono essere prelevate dal corpo del paziente stesso.
Il loro ruolo in ortopedia rigenerativa è fondamentale: favoriscono la riparazione del tessuto cartilagineo danneggiato, riducono l’infiammazione e rallentano i processi degenerativi.
Diversamente dalle terapie tradizionali, non si limitano a calmare il dolore ma stimolano la rigenerazione biologica.
La tecnica Lipocell: un trattamento ambulatoriale innovativo
Una delle metodiche più diffuse per applicare le cellule staminali mesenchimali è la tecnica Lipocell.
Il trattamento avviene in regime ambulatoriale e prevede:
prelievo di una piccola quantità di grasso addominale tramite mini-liposuzione in anestesia locale
separazione e filtrazione delle cellule staminali mesenchimali attraverso un dispositivo dedicato
infiltrazione delle cellule nell’articolazione sofferente di piede o caviglia
La procedura è rapida e ben tollerata. L’unico effetto collaterale possibile è un lieve dolore nelle 24-48 ore successive, che si risolve spontaneamente con il miglioramento della sintomatologia grazie all’azione antiinfiammatoria delle cellule.
Il recupero post-trattamento è semplice: bastano poche ore di riposo e non sono necessarie lunghe convalescenze.
Vantaggi per i pazienti con artrosi di piede e caviglia
L’artrosi del piede e della caviglia può compromettere pesantemente la mobilità, rendendo difficili anche le attività quotidiane più semplici.
L’utilizzo delle cellule staminali mesenchimali rappresenta un grande passo avanti perché offre:
riduzione del dolore cronico senza ricorrere subito alla protesi
rigenerazione della cartilagine danneggiata
rallentamento dell’evoluzione artrosica
procedura mininvasiva e sicura
efficacia anche in pazienti anziani, oltre i 70 anni
possibilità di trattare anche patologie croniche come tendiniti del tendine d’Achille e fasciti plantari
Questi benefici rendono la medicina rigenerativa una soluzione concreta per chi soffre di dolori articolari e vuole mantenere il più a lungo possibile la funzionalità naturale delle articolazioni.
L’esperienza del Dott. Marco Pozzolini
Il Dott. Marco Pozzolini è un chirurgo ortopedico specializzato in ortopedia e traumatologia del piede. Laureatosi in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Milano nel 1972 e specializzatosi in Ortopedia e Traumatologia nel 1975, ha dedicato la sua carriera alla chirurgia del piede.
Dal 2010 si è formato nelle tecniche mininvasive e percutanee, ampliando le possibilità terapeutiche per i suoi pazienti. Oggi integra le metodiche rigenerative, come la terapia con cellule staminali mesenchimali, nei suoi protocolli di cura per piede e caviglia.
Grazie a questo approccio, il Dott. Pozzolini offre ai pazienti la possibilità di affrontare i disturbi articolari con trattamenti moderni, efficaci e meno invasivi, riducendo il rischio di dover ricorrere alla chirurgia protesica.


