Dolore sotto la pianta del piede: quando è metatarsalgia e come curarla
- Marco Pozzolini

- 5 ott
- Tempo di lettura: 3 min
Il dolore sotto la pianta del piede è un sintomo frequente che può comparire in diverse situazioni: dopo lunghe camminate, durante l’attività sportiva o anche a riposo. Quando questo dolore si localizza nella zona anteriore del piede, a livello delle teste metatarsali, spesso si tratta di metatarsalgia.

La metatarsalgia non è una singola malattia, ma un termine che indica un insieme di disturbi dolorosi legati al sovraccarico o a deformità strutturali del piede. Se non trattata in maniera adeguata, può diventare una condizione cronica, compromettendo la capacità di camminare e riducendo la qualità della vita.
Il Dott. Marco Pozzolini, ortopedico specializzato nella diagnosi e nel trattamento delle patologie del piede, è un punto di riferimento per chi soffre di questo problema e cerca soluzioni efficaci.
Che cos’è la metatarsalgia
La metatarsalgia è un dolore che interessa la parte anteriore del piede, precisamente sotto le teste metatarsali, cioè le ossa che collegano le dita alla parte centrale del piede. Questo disturbo si manifesta con un dolore acuto o bruciante che peggiora in posizione eretta o camminando, soprattutto con scarpe strette o tacchi alti.
La condizione è frequente soprattutto nelle persone sopra i 50 anni, ma può colpire anche individui più giovani, in particolare sportivi o chi trascorre molte ore in piedi.
Le cause principali della metatarsalgia
Il dolore sotto la pianta del piede può avere diverse origini. Le cause più comuni includono:
deformità come alluce valgo o dita a martello, che modificano l’appoggio del piede
sovrappeso, che aumenta la pressione sulle ossa metatarsali
utilizzo prolungato di scarpe con tacchi alti o troppo strette
attività sportive ad alto impatto, come corsa o salto
artrite o artrosi del piede, che danneggiano le articolazioni metatarsali
neuropatie o compressioni nervose locali
In alcuni casi la metatarsalgia può essere secondaria ad altre patologie del piede e richiede quindi una valutazione ortopedica approfondita.
Sintomi e diagnosi
I sintomi più comuni della metatarsalgia includono:
dolore sotto la pianta del piede, accentuato dalla deambulazione
sensazione di bruciore o intorpidimento
difficoltà a camminare scalzi su superfici dure
callosità nella zona anteriore del piede dovute al sovraccarico
Per una diagnosi corretta, lo specialista effettua una visita clinica accurata, analizzando la storia del paziente e la distribuzione del carico sul piede. In alcuni casi possono essere richiesti esami strumentali come radiografie o ecografie per escludere altre patologie concomitanti.
Trattamenti conservativi e chirurgici
La cura della metatarsalgia dipende dalla gravità del disturbo e dalle cause sottostanti. Nei casi lievi o moderati, il trattamento conservativo può essere molto efficace.
Le principali soluzioni includono:
utilizzo di plantari ortopedici personalizzati per ridistribuire il carico
fisioterapia mirata a migliorare la mobilità e ridurre il dolore
scelta di calzature adeguate, con suola ammortizzata e senza tacchi alti
riduzione delle attività che provocano sovraccarico
Quando il dolore diventa cronico e i trattamenti conservativi non sono sufficienti, si può ricorrere alla chirurgia.
Le moderne tecniche mininvasive e percutanee permettono di correggere deformità come l’alluce valgo o le dita a martello, restituendo al piede un appoggio corretto e riducendo il dolore sotto la pianta.
Prevenzione e gestione a lungo termine
La prevenzione della metatarsalgia si basa principalmente sulla cura del piede nella vita quotidiana. Indossare scarpe comode e adeguate, mantenere un peso corporeo equilibrato e praticare esercizi di stretching e rinforzo per i muscoli del piede sono strategie utili a ridurre il rischio di sviluppare questa condizione.
Chi ha già sofferto di metatarsalgia deve invece seguire con costanza le indicazioni dello specialista e sottoporsi a controlli periodici. La gestione a lungo termine del disturbo, infatti, è fondamentale per evitare recidive e garantire una buona qualità di vita.


